Oggi, nel nostro appuntamento letterario, Daniela Carletti ci presenta Il Baule e il Fantasma di Stendhal, edito da Opportunity Book. Scopriamo insieme cosa ci svela su questa opera!
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Recensione di Daniela Carletti di Il Baule e il Fantasma di Stendhal
«La Commedia epica»
Stendhal, pseudonimo dello scrittore francese Marie-Henri Beyle (1783-1842), scrive questa Novella che viene pubblicata su una rivista nel 1830, pochi mesi prima dell’uscita del suo capolavoro “Il rosso e il nero” concepito in pochi mesi.
Don Blas Bustos y Mosquera il terribile e temuto capo della Polizia di Granada, in un’assolata mattina di maggio di un anno imprecisato, durante una funzione in chiesa nota un giovane di bell’aspetto dall’apparenza serena e tranquilla, e per questo, decide di farlo arrestare “Sei mesi di galera – pensava – faranno giustizia di quel bell’incarnato, di quell’aria di freschezza e di quell’allegria insolente.” (pag. 17).
Il ragazzo è Don Fernando de la Cueva, innamorato di Ines, la protagonista, con la quale deve convolare a nozze di lì a poco. Ma Don Blas lo fa confinare a Majorca, mentre sotto ricatto, domanda al padre della ragazza la mano della figlia. Allora Ines per sottrarsi al volere del tiranno, decide di fuggire, ma paventando per l’incolumità dei suoi cari, torna sui suoi passi e accetta di diventare la moglie di Don Blas.
Attraverso varie peripezie in cui subentra l’azione di alcuni servi, grazie al nascondiglio offerto da un baule, i due giovani riescono ad incontrarsi e a rinnovare la loro promessa di amore eterno. Ma rimasta sola, la donna ormai sposata, decide di entrare in clausura per opporsi allo stato dei fatti voluto da Don Blas. Sarà nel convento che si darà la morte, mentre l’amato sarà decapitato sulla pubblica piazza, accusato di cospirazione politica.
Stendhal dice di sé “Porterei volentieri una maschera, sarei felice di cambiare nome”; in effetti “volendo dimenticare se stesso”, nel corso della sua produzione si cela dietro vari pseudonimi, fino ad accettare il nome con il quale ancora oggi lo identifichiamo.
Questa insofferenza che nasce prima di tutto dall’insoddisfazione verso il suo aspetto, lo porta a vivere complicati rapporti sociali e il successo tarda ad arrivare. Ma gli anni precedenti alla fama sono di gran lunga importanti, poiché tutta la sua produzione minore seppur dotata di una sua autonoma dignità letteraria, può essere considerata come un percorso evolutivo che lo porta a scrivere poi, oltre al già citato romanzo, l’altro suo grande capolavoro che è “La Certosa di Parma” del 1839.
“Il baule e il fantasma” è indubbiamente uno scritto d’ispirazione spagnola, poiché ne vengono posti in risalto l’onore e l’eroismo tipici. Intitolato dapprima “Ines nel baule”, il racconto mantiene la centralità del personaggio femminile che, “incatenata” dalla nobiltà dei suoi sentimenti e non avendo per questo via di scampo, si immola per amore. Ma differentemente dal consueto, in Stendhal l’eroismo si svolge in una dimensione intimista tutta riversa sull’amore.
Scrive di lui Mérimée “Beyle credeva che in questo mondo la felicità fosse possibile solo per un uomo innamorato” in cui gioca un ruolo fondamentale però, il non essere corrisposto, poiché per Stendhal la cosa importante sta nel dare amore piuttosto che riceverlo. Come alcuni critici sottolineano, nei personaggi di Stendhal c’è sempre un po’ di sé, cosicché in questo caso, egli è il fantasma, l’amante di Ines, funzionale a mettere maggiormente in risalto il sacrificio di lei che muore per amore, anche se poi Don Fernando viene comunque annientato, come si conviene ad un finale epico.
Stendhal dice della sua Novella “Il baule non è che una favola” in cui però l’aspetto cavalleresco ne stigmatizza la specificità.
Altra peculiarità sta nel fatto che, mentre il soggetto è di tipo eroico, il modo di organizzare la trama è tutt’altro e risente indubbiamente dell’attaccamento di Stendhal per il Bel Paese in cui compì frequenti viaggi non solo per lavoro: nelle sue opere c’è sempre un po’d’Italia come appunto nella Novella in questione, in cui si avverte quell’intreccio tipico della Commedia italiana settecentesca, in termini di concatenazione degli eventi. Stendhal soggiorna a Venezia, incontra Canova, scrive una biografia su Rossini, scrive “Passeggiate romane” e anche “La Certosa di Parma” è ambientato in Italia.
Il tratto originale che tuttavia lo distacca dalla Commedia, si rivela ad esempio nel finale de “Il baule e il fantasma” come pure ne “Il rosso e il nero”, in cui la tragicità dell’epilogo è ben lungi dai modi della Commedia di stampo goldoniano.
Daniela Carletti
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