Nina sull’argine di Veronica Galletta | Recensione

Oggi Daniela di Daniela Carletti – La sconfitta del tempo per l’appuntamento del libro, ci parla di Nina sull’argine di Veronica Galletta nell’edizione di Minimum Fax. Scopri i consigli di lettura degli scorsi appuntamenti.

Trama Nina sull’argine di Veronica Galletta

Caterina è al suo primo incarico importante: ingegnere responsabile dei lavori per la costruzione dell’argine di Spina, piccolo insediamento dell’alta pianura padana. Giovane, in un ambiente di soli uomini, si confronta con difficoltà di ogni sorta: ostacoli tecnici, proteste degli ambientalisti, responsabilità per la sicurezza degli operai.

Nina sull’argine di Veronica Galletta

Giorno dopo giorno, tutto diventa cantiere: la sua vita sentimentale, il rapporto con la Sicilia terra d’origine, il suo ruolo all’interno dell’ufficio. A volte si sente svanire nella nebbia, come se anche il tempo diventasse scivoloso e non si potesse opporre nulla alla forza del fiume in piena. Alla ricerca di un posto dove stare, la prima ad avere bisogno di un argine è lei stessa.

È tentata di abbandonare, dorme poco e male. Ma, piano piano, l’anonima umanità che la circonda – geometri, assessori, gruisti, vedove di operai – acquista un volto. Così l’argine viene realizzato, in un movimento continuo di stagioni e paesaggi, fino al giorno del collaudo, quando Caterina, dopo una notte in cui fa i conti con tutti i suoi fantasmi, si congeda da quel mondo.

Con una lingua modellata sull’esperienza, Veronica Galletta ha scritto un apologo sulla vulnerabilità che si inserisce in un’ampia tradizione di letteratura sul lavoro, declinandola in maniera personale.

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Recensione di Daniela Carletti – Nina Sull’Argine di Veronica Galletta

«Etica professionale e rapporti umani»

In un mondo ancora prettamente maschile come quello dell’ingegneria edile, Nina “sull’argine”, la protagonista dell’omonimo romanzo che è un Ingegnere alle prese con il suo primo cantiere in un’opera di difesa idraulica, si scontra con una realtà che, non solo la vede in difficoltà in mezzo a uomini di provata esperienza, ma tanto più è contesa tra il tentativo di conciliare i doveri che il suo ruolo le impone, con l’aspetto umano di coloro con cui si trova ad interagire.

Gli attori ci sono tutti, il geometra, l’assessore, il collaudatore, l’ambientalista, il dirigente capo, l’esproprio e perfino la corruttela è un attore che, unito ad un certo lassismo, caratterizza per certi versi purtroppo noti, il mondo dell’edilizia.

Uno degli intenti del romanzo è infatti, quello di denunciare il malaffare che imperversa nel settore, e, non ultimi, i rischi che il lavoro in sé comporta per coloro che lo svolgono sul campo.

Accanto a questi temi però, “Nina sull’argine” acquisisce via via una dimensione sottile che l’autrice offre gradualmente al lettore, accompagnandolo tra le riflessioni personali della protagonista. Il tentativo è quello di far convivere la realtà che domina quell’ambiente, con i tratti umani che appaiono e scompaiono tra le pagine del romanzo, e che mettono in risalto tra una sequela di termini tecnici, il valore delle storie individuali che sempre si celano dietro ogni ruolo.

Alla luce di ciò, la grande protagonista velata di tutta la storia è la solitudine. Il timido riferimento a pag. 162 al titolo dell’opera di Gabriel Garcia Marquez “Cent’anni di solitudine”, è la triste constatazione di uno stato di cose, forse immutabile.

Nina sull’argine di Veronica Galletta

L’autrice tuttavia, molto abilmente, identificando la solitudine con il soggetto del romanzo, ne ricava un punto di forza per l’affermazione dell’etica professionale e di come quest’ultima debba necessariamente essere legata ai valori umani: attraverso le sue visioni Nina crea una realtà collaterale in cui i due aspetti che appaiono in antitesi, si fondono.

Ma nonostante la sublimazione, la conclusione è amara poiché il messaggio posto in questi termini, rimane lettera morta. Per questo Veronica Galletta trasforma l’immaginazione della protagonista nella realtà che, per questo, si svuota di un significato e di una problematica più che altro acquisita dall’abitudine che, a conti fatti non ha ragione di esistere.

Daniela Carletti

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