E poi saremo salvi di Alessandra Carati | Recension

Oggi Daniela di Daniela Carletti – La sconfitta del tempo per l’appuntamento del libro, ci parla E poi saremo salvi di Alessandra Carati nell’edizione di Mondadori. Scopri i consigli di lettura degli scorsi appuntamenti.

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Trama E poi saremo salvi di Alessandra Carati

E poi saremo salvi

Aida ha appena sei anni quando, con la madre, deve fuggire dal piccolo paese in cui è nata e cresciuta. In una notte infinita di buio, di ignoto e di terrore raggiunge il confine con l’Italia, dove incontra il padre. Insieme arrivano a Milano. Mentre i giorni scivolano uno sull’altro, Aida cerca di prendere le misure del nuovo universo. Crescere è ovunque difficile, e lei deve farlo all’improvviso, da sola, perché il trasloco coatto ha rovesciato anche la realtà dei suoi genitori.

Nemmeno l’arrivo del fratellino Ibro sa rimettere in ordine le cose: la loro vita è sempre “altrove” – un altrove che la guerra ha ormai cancellato. Sotto la piena della nostalgia, la sua famiglia si consuma, chi sgretolato dalla rabbia, chi schiacciato dal peso di segreti insopportabili, chi ostaggio di un male inafferrabile. Aida capisce presto che per sopravvivere deve disegnarsi un nuovo orizzonte, anche a costo di un taglio delle radici.

“E poi saremo salvi” è insieme un romanzo di formazione, una saga familiare, l’epopea di un popolo; ma è soprattutto il racconto di come una piccola, densa vicenda privata può allargarsi fino a riflettere la tensione umana alla “casa”, il posto del cuore in cui ci riconosciamo.

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Recensione di Daniela Carletti E poi saremo salvi di Alessandra Carati

«Le conseguenze di una guerra»

Di certo l’argomento, ovvero la guerra per lo smembramento della Iugoslavia, aiuta a creare una narrazione drammatica. Ma Alessandra Carati che ha uno stile lineare e chiaro, che crea toni di un lirismo profondo e toccante, che riesce a rendere le descrizioni tangibili in tutta la loro ferocia, non ha bisogno di avvalersi di alcun aiuto, cosicché la terra trafitta e oltraggiata, diventa “Ormai si potevano vedere le prime case e le lapidi bianche infilzate dappertutto.” (pag. 247); e la precarietà dell’equilibrio mentale si trasforma in “L’aria ci pungeva il viso e ci teneva vigili, a un passo dalla disperazione.” (pag. 252).

Senza curarsi di come tenere alta la tensione per quasi trecento pagine, fin dalle prime righe la Carati tocca le corde dell’emozione, riversando sul lettore un insieme di scene molto ben strutturate, in cui il dolore, la sofferenza e la lacerazione dell’anima, sono protagonisti onnipresenti.

Aida è una bambina di sei anni alla quale, come dice lei stessa, non è stato risparmiato nulla.

Diventa poi un’adolescente che, ai normali problemi di crescita dovuti all’età, deve aggiungere quelli ben più brutali di una guerra che si mostra in tutta la sua atrocità.

Sottoposta ad una serie di torture psichiche dettate dagli eventi, insieme al suo dramma intimo, vive quello della sua famiglia, quello della gente che, diversamente da lei e da sua madre (in stato di gravidanza) non è riuscita a fuggire, quello di chi non ha voluto lasciare la propria terra pur sapendo che vi sarebbe morta sotto le granate.

Aida è costretta ad abbandonare la propria casa con tutte le sue cose, i luoghi in cui è nata, i suoi cari. Ha subìto il pericolo, le grida strazianti di mogli e madri separate dai mariti e dai figli maschi che poi sono stati fucilati, ha realizzato la precarietà della vita e la bestialità di cui gli esseri umani sono capaci. Ha conosciuto l’annientamento che deriva dalla perdita di una persona cara che non si è potuta e non si è voluta salvare.

Con fatica si è adattata ad un nuovo ambiente estraneo perfino negli odori, e quando decide che quella sarà la sua vita in cui “finalmente sarà salva”, scopre il senso di colpa nel provare un certo piacere vestendo nuovi abiti “Sentivo di essere separata e la separazione scavava piano, in silenzio, una cavità e in quella cavità cresceva un’altra me …” (pag. 168).

Purtroppo però, oltre al senso di colpa c’è un prezzo ben più alto da pagare, e quella che dovrebbe essere una conquista che prelude alla rinascita, si trasforma in un ulteriore dramma nel dramma.

La 4.a e ultima parte del romanzo, verte infatti sulle problematiche interne alla famiglia della protagonista. Apparentemente scollegata dal resto del libro, la tragedia senza fondo che la Carati ci racconta, trae la sua origine dalle atrocità della guerra, ma anche dalle scelte diverse che ognuno dei componenti del nucleo famigliare, decide di perseguire, determinando così una separazione che, tuttavia, non passa inosservata.

Aida e i suoi genitori, perciò, impegnati nel coraggioso compito di ricostruire se stessi all’indomani della guerra, si ritrovano proiettati senza neanche rendersene conto, su un treno metaforico che corre all’impazzata fuori controllo “Tutto era esploso. Sul campo c’eravamo noi tre, esausti e disorientati alla fine di una battaglia.” (pag. 232).

Daniela Carletti

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