Le Notti Bianche di Fëdor Michajlovič Dostoevskij – Recensione

Oggi, nel nostro appuntamento letterario, Daniela Carletti ci presenta Le Notti Bianche di di Fëdor Michajlovič Dostoevskij edito da Carlo Mancosu Editore. Scopriamo insieme cosa ci svela su questa opera!

Acquista il romanzo Le Notti Bianche di di Fëdor Michajlovič Dostoevskij Qui

Recensione di Daniela Carletti di Le Notti Bianche di di Fëdor Michajlovič Dostoevskij

«Il Sognatore»

Quando Dostoevskij pubblica questo racconto ha 27 anni ed è il 1848, lo stesso anno in cui insorgono i moti rivoluzionari contro i regimi europei. Tuttavia, se anche gli echi della guerra civile fossero arrivati in Russia, probabilmente Fëdor Michajlovič Dostoevskij avrebbe comunque scritto “Le notti bianche”, un racconto da lui definito “romanzo sentimentale” in cui la dimensione interiore diviene quasi onirica, illuminata dal candore delle bianche notti boreali.

Durante una passeggiata notturna lungo il fiume di San Pietroburgo, la Neva, un giovane uomo di cui non viene precisato il nome ma di sicuro un “Sognatore”, incontra una giovane donna, Nàstjenka, di 17 anni.

Tra i due nasce un rapporto che, mentre per la ragazza è semplice amicizia, per il “Sognatore” diviene fin da subito puro innamoramento.

La ragazza infatti, attende il suo innamorato che, un anno prima dopo averle svelato i suoi sentimenti, le chiede di attenderlo mentre cercherà di fare fortuna, così da poterle offrire un futuro.

Allo scadere dell’anno però, l’innamorato non si fa vivo e quando ormai Nàstjenka ha perso le speranze, dopo quattro giorni di attesa, lui si ripresenta.

Il Sognatore comprende allora che il suo amore è stato solo un’illusione e, per questo si rifugia di nuovo nel suo mondo solitario. 

Foto Libro Daniela Carletti – Le notti bianche

L’atmosfera che si respira leggendo le pagine di quest’opera è mirabilmente “descritta” dalle musiche di Nino Rota per il film “Le notti bianche” diretto da Luchino Visconti nel 1957, e ispirato al romanzo di Dostoevskij.

Nella nota a pag. 51 si legge “Vengono chiamate notti bianche, a Pietroburgo, quelle di un periodo della primavera in cui il sole tramonta verso le nove della sera e si leva all’una del mattino. Così nel cielo permane, in queste ore, come un chiarore diffuso.”

È in questo clima sognante che il protagonista del romanzo, “sentimentale” anch’egli, manifesta la sua natura di essere umano del tutto particolare, quasi fosse una creatura di quello stesso fenomeno astronomico “Vi sono a Pietroburgo degli angoli assai strani. In questi luoghi si direbbe che non si affacci quello stesso sole che fa lume a tutta l’altra gente di Pietroburgo, ma vi si affacci un altro sole…In questi angoli…si conduce…una vita quale può esistere in un regno sconosciuto e favoloso…in questi angoli vive della gente strana: i sognatori.” (pag. 27).

Dunque, proprio perché è un sognatore, e un sognatore è un’astrazione, Dostoevskij non gli attribuisce un nome, definendolo invece con l’accezione del sostantivo del termine: il “Sognatore” appunto. In lui non ci sono mai tinte forti e decise, non c’è l’iniziativa dell’uomo intraprendente o il giudizio di chi prende posizione, cosicché senza comprenderne l’animo Nàstjenka gli dice “Non vi stizzite; rido perché voi stesso siete il vostro nemico; e, se vi foste provato, forse la cosa vi sarebbe riuscita” (pag. 20). 

Il “Sognatore” invece, è un giovane che mostra la sua indefinitezza quasi fosse un dipinto impressionista in cui i contorni non sono mai delineati appieno e la definizione delle cose sfugge di proposito allo sguardo di chi osserva. Il “Sognatore” è una luce mistificata da una notte che non riesce a conquistare l’oscurità, è una sfumatura amabile che ingentilisce i luoghi in cui si muove, è una pura astrazione del pensiero, è un essere delicatamente confinato nel suo mondo interiore intriso di sottigliezze e di chiaro-scuri.

Egli vede passare la gente di cui pure ha bisogno, senza tuttavia mai avvicinarla più di tanto, ed è disposto ad uscire dal suo guscio di tartaruga (così ama definirsi), per andare incontro all’amore, l’unica cosa che il suo animo concepisca.

Ma il Sognatore non è disposto a diventare un altro da sé, anche se il prezzo da pagare è la solitudine, e così dice a Nàstjenka dandole appuntamento “Io non posso non venire qui domani. Io sono un sognatore…Io verrò assolutamente qui domani, proprio qui, in questo posto stesso, proprio a quest’ora, e sarò felice ricordandomi di oggi.” (pag. 22).

E quando il suo amore disatteso si trasforma in dolore e delusione, benedice anche solo “un intero minuto di beatitudine!” (pag. 71), tornando a chiudersi nella grazia dei suoi sogni e nel suo eremo interiore, poiché l’essere un sognatore è il tratto distintivo del suo essere.

“Egli non guarda con indifferenza il tramonto che lentamente si spegne nel cielo freddo di Pietroburgo…lui non guarda, ma contempla” (pag. 30), osservando nelle cose tutto ciò che gli altri non vedono, guardando al di là delle cose.



Daniela Carletti – Foto Profilo Pagina Facebook Daniela Carletti Autrice

E ancora “Oh, cosa importa a lui della vita reale…Egli non desidera niente perché è al di sopra dei desideri, perché tutto è con lui…E così facilmente, così naturalmente si crea questa vita favolosa, fantastica!” (pp. 32-33); e dunque il Sognatore, protetto dalla luce del crepuscolo, vive nel suo mondo trasformando la fantasia nel reale, mentre la sua immaginazione crea sogni vividi fatti ad occhi aperti, come fanno i poeti per eludere la sofferenza del vivere.

Daniela Carletti

Iscriviti alla newsletter e ricevi direttamente nella tua casella di posta elettronica tutti gli ultimi articoli, le ricette, gli eventi e le novità e gli aggiornamenti sul mio blogOppure seguimi su Facebook Instagram.

Iscriviti alla newsletter e resta aggiornato!

Vuoi abilitare le notifiche?
Vuoi abilitare le notifiche? Iscriviti e ricevi le ultime notizie.
Attiva