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VinNatur 2025: cosa abbiamo provato in questa edizione

VinNatur 2025 ha spento venti candeline, trasformando lo showroom Margraf in un crocevia di emozioni, degustazioni e incontri autentici.

Dal 5 al 7 aprile, 180 vignaioli provenienti da tutta Italia e da numerosi angoli d’Europa hanno raccontato la loro terra attraverso il vino, offrendo un’esperienza sensoriale che è andata ben oltre l’assaggio. VinNatur 2025 non è stato solo un evento: è stato un viaggio dentro l’anima del vino naturale, fatto di mani sporche di terra, fermentazioni spontanee, lieviti autoctoni e un’idea di sostenibilità che parte dalla vigna per arrivare al calice.

A rendere ancora più speciale questa edizione di VinNatur Tasting sono state alcune novità pensate per accorciare la distanza tra produttore e pubblico. Per la prima volta, i visitatori hanno potuto acquistare direttamente le etichette in degustazione, accompagnati da comodi carrelli che hanno reso l’esperienza più fluida e coinvolgente.

Grande successo anche per la rinnovata tasting room, uno spazio riservato a giornalisti e importatori dove il silenzio e la concentrazione hanno permesso di cogliere ogni sfumatura dei vini proposti. Ad arricchire il percorso di scoperta, un’area food curata da piccole realtà gastronomiche italiane che ha proposto piatti caldi preparati con materie prime biologiche e biodinamiche, in perfetta armonia con lo spirito dell’evento: locale, autentico, senza compromessi.

Questo 2025 è stato anche l’anno dell’oltreoceano per l’Associazione VinNatur, che ha portato il proprio manifesto di naturalezza fino a New York, con una partecipazione che ha superato ogni aspettativa: oltre 500 tra giornalisti, importatori e professionisti hanno preso parte al debutto statunitense.

VinNatur 2025 ha confermato che il vino naturale è prima di tutto relazione: tra vignaiolo e terra, tra vino e chi lo beve, tra idee e futuro. Oggi l’Associazione VinNatur conta 300 aziende da dodici Paesi, tutte unite da un unico credo: rispettare la natura per produrre vini vivi, identitari, liberi da artifici.

I vini che ci hanno colpito per questo VinNatur 2025

Alcune etichette hanno lasciato un segno profondo. Ecco alcuni degli assaggi più emozionanti di VinNatur 2025:

Cantina Francesca proponeva due etichette che parlavano di Campania con eleganza e freschezza. La Prima, una Falanghina ottenuta con leggera macerazione, si apriva con note di frutta tropicale, una bellissima acidità e una beva tesa, ma armoniosa. La Vedetta, Coda di Volpe, era invece un inno alla delicatezza: pesca bianca e gelsomino al naso, con una bocca fragrante e invitante.

Casa di Baal lasciava spazio all’emozione con Marialonga blend di fiano e falanghina, vinificato in anfore di ceramica fatte a mano per sei mesi: un vino giallo intenso, non perfettamente limpido, che al naso rivelava agrumi, frutta gialla matura ed erbe mediterranee, mentre in bocca risultava fresco, fruttato, persistente, di una bevibilità disarmante. A colpire anche Il Tocco di Baal 100% aglianico, frizzante integrale, rosa velato con riflessi aranciati, fresco e dissetante, con una bollicina briosa che ne amplificava il carattere gioioso.

Salvatore Marino, con il suo Turi blend di nero d’avola e perricone, metteva in bottiglia la Sicilia più autentica: un rosso succoso e intenso, con frutti di bosco, ciliegia e susina a fondersi con sfumature balsamiche e minerali. In bocca, avvolgente e leggermente tannico, lasciava una traccia elegante e viva.

Podere San Biagio portava la voce dell’Abruzzo con due etichette sorprendenti: il trebbiano Orange Colli Aprutini IGT era un orange wine vinificato con 90 giorni di macerazione in anfora, ricco di fiori secchi, frutta candita ed erbe aromatiche, con un finale minerale lunghissimo. Briscola e Tresette un montepulciano d’Abruzzo, rosato da merenda dedicato al nonno, era fruttato, fresco, con buona acidità e una mineralità che gli donava struttura: un vino semplice solo in apparenza, perfetto anche a tutto pasto.

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Cinquemila Lire della Cantina Danielli blend diun uvaggio di verdello, trebbiano toscano, drupeggio, malvasia, procanico e pochissimo grechetto era una chicca che parlava di tradizione: un bianco da vigna mista di oltre 40 anni, vinificato in vetroresina e damigiane. Al naso, fiori bianchi, erbe spontanee e frutta; al palato, sapidità e struttura, con una beva fresca e antica allo stesso tempo, di quelle che riportano a una convivialità senza tempo.

La Casa dei Cini stupiva con Malandrino, un blend originale di ciliegiolo, aleatico, foglia tonda e malvasia bianca. Rosso leggero, quasi estivo, con note di frutti rossi, spezie dolci e un guizzo balsamico. Morbido e succoso, era perfetto servito fresco con salumi e bruschette: il vino giusto per una merenda di paese con spirito contemporaneo.

Podere Orto presentava un Moscato Bianco completamente secco, con profumi agrumati, note floreali e speziate, e una bocca fresca, lunga e minerale, più simile a un bianco nordico che a un vino da dessert. Il Rosso, un blend di grechetto rosso, sangiovese, ciliegiolo e altre varietà autoctone coltivato ad alta quota, era trasparente e luminoso, con un naso di mirtilli e ciliegie, sfumature ferrose, e un sorso fragrante, agile e succoso.

Davide Vignato conquistava con L’Orso Gentile, garganega in purezza, elegante al naso e armonioso al palato, con sentori avvolgenti di frutta matura. L’Orso Saggio, invece, da uve durella dei Monti Lessini, esprimeva una mineralità potente: pietra focaia, freschezza, grande sapidità.

Infine, i vini PIWI del visionario altoatesino Thomas Niedermayr chiudevano il cerchio con eleganza e visione. Il Bronner, con sentori di fieno e fiori di campo, mostrava una mineralità fine, un sorso sapido e persistente, e un bouquet complesso fatto di erbe mediterranee e spezie leggere. Il Solaris, giallo paglierino luminoso, sprigionava aromi esotici e frutta gialla: fresco, aromatico e vivace, era un bianco dalla forte identità e dal carattere luminoso.

Vini che non si limitano a raccontare il territorio, ma ne diventano voce autentica e pulsante. Ognuno con la propria visione, la propria impronta, la propria intensità. A VinNatur, il bicchiere è solo l’inizio: ciò che resta è il ricordo di un incontro, il legame con una terra, e la sensazione che il vino naturale sia, prima di tutto, una scelta di verità, seguici su Instagram.

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Mi chiamo Ioni e mi occupo di raccontare viaggi e cultura rumena. Su Appunti di Zelda mi dedico alla realizzazione di video e, nella vita reale, sono il compagno di Zelda. Dal 2023 collaboro con lei al suo progetto.

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