Recensione Kiku-san, la moglie giapponese

Kiku-san. La moglie giapponese
L’inedito “romanzo giapponese” di Pierre Loti che ispirò la figura di Madame Butterfly nell’opera di Puccini.In questo libro pubblicato nel 1887, e finora inedito in Italia, Pierre Loti, allora tenente di vascello, narra dell’estate trascorsa a Nagasaki e del suo matrimonio a tempo con la geisha Kiku-San, la signora Crisantemo. La vicenda autobiografica è il pretesto per descrivere un Giappone che molto si discosta dall’immaginario europeo dell’epoca.Loti osserva e descrive con precisione e delicatezza ambienti e situazioni della vita quotidiana: le feste al tempio, la sua dimora di carta e di legno alle pendici del monte che sovrasta Nagasaki, le case da tè, le corse sui risciò, le donne giapponesi nei loro eleganti kimono, i profumi e i colori dei giardini. Testo chiave per cogliere l’atteggiamento degli europei di fine Ottocento verso il Giappone, da esso traspaiono le attitudini tipiche del periodo coloniale: pregiudizi, scoperta dell’alterità, consapevolezza dell’impenetrabilità dei sentimenti degli asiatici, rifiuto di fronte a usanze e comportamenti diversi; ma anche fascinazione, ammirazione, volontà di comprendere.Il libro è stato letto e commentato da Roland Barthes, Henri Michaux e Vincent Van Gogh e ha fornito l’ispirazione a Giacomo Puccini per alcune scene del 1° atto della sua Madame Butterfly.
Recensione
Kiku-san. La moglie giapponese di Pierre Loti (O barra O Edizioni, 2014) è un romanzo giapponese —più che romanzo è un diario di viaggio — ispirò a seguire la figura di Madame Butterfly nell’opera di Puccini.Il libro narra della vita del tenente marinaio Pierre Loti a Nagasaki e del matrimonio con Kiku-San, la signorina Crisantemo.
A quel tempo uno straniero, specialmente ricco, aveva la possibilità di comprare una sposa giovane per tutta la sua permanenza in Giappone.

Il tutto si svolgeva pagando una somma di denaro alla famiglia per aver a disposizione una musè.
Loti ci racconta dal suo sbarco a Nagasaki e di un paese simile alle fiabe,
la conoscenza di Kiku San organizzato da Kanguro, le usanze e le abitudini di quei giorni passati in quell’estate del 1885.
Un’accurata descrizione della vita quotidiana di questo paese misterioso e
affascinante e dei luoghi in cui si trova: le feste al tempio, la sua dimora di carta e di legno;
(non amava particolarmente i dettagli delle carte così sfoglie rispetto gli oggetti ben lavorati e particolari), le case da tè, le dettagliate corse sui risciò,
le donne giapponesi con i suoi ampi kimoni tutti eleganti, elaborati, profumati che esaltavano la loro piccola statura e la loro bellezza.
Queste abitudini e usanze porteranno al nostro protagonista a diventare distaccato e disinteressato da questo mondo.
Punto d’interesse per chi ama questa cultura è la descrizione di tutte le volte che Kiku-San e delle sue note tristi composte dalla sua chitarra.
Avevamo vento contrario; una brezza fresca che cresceva di continuo, come se quel paese avesse soffiato con tutte le sue forze contro di noi per allontanarci da sè.
Una lettura piacevole e scorrevole dove ci porta in un’antico Giappone incontaminato e da scoprire a cima a fondo.
Ancora una volta si coglie l’atteggiamento di superiorità del classico periodo coloniale degli europei: pregiudizi, odio nei confronti di diverse tipiche usanze e tradizioni, un mondo completamente diverso da quello occidentale alternati da ammirazione, curiosità e comprensione.
Citazioni
Il Giappone dove eravamo diventava a poco, a poco a poco, un paese d’incantesimi e di fate.Le grandi montagne, ora tutte nere, si raddoppiavano alla base dell’acqua immobile che ci sosteneva, si riflettevano con le loro spaccature all’inverso, dandoci l’illusione di essere sospesi su spaventosi precipizi. – Pierre Loti
